Nonni su Internet. Sono oltre 12.000 i navigatori ultrasessantenni: “Siamo analfabeti di ritorno e non vogliamo finire da ignoranti”. A Roma il concorso internazionale “Volontari della conoscenza 3.0” per un sodalizio tra nativi digitali e immigrati digitali.
E’ stato presentato a Roma il concorso internazionale “Volontari della conoscenza 3.0” promosso dalla Fondazione Mondo Digitale in collaborazione con al Presidenza del Consiglio dei Ministri- Dipartimento della Gioventù, il patrocinio del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e il sostegno di Intel Italia. Riconosciuto e premiato anche il volontariato virtuale.
Con questa iniziativa si vuole rilanciare e divulgare l’uso delle moderne tecnologie nel campo del volontariato. L’idea portante è di promuovere l’alfabetizzazione digitale della popolazione anziana , a questo scopo, a partire dal 2002 la Fondazione Mondo Digitale insieme al Ministero dell’Innovazione e Comune di Roma ha dato il via al progetto “Nonni su Internet” nella Capitale. Si tratta di una metodologia di apprendimento intergenerazionale, basata sull’alleanza tra scuole e centri anziani. Il momento storico appare molto adeguato, ossia il passaggio tra l’Anno europeo delle attività di volontariato che promuovono la cittadinanza attiva (2011) e l’Anno europeo per l’invecchiamento attivo e la solidarietà tra le generazioni (2012).
Siamo arrivati alla nona edizione e il bilancio conta oltre 12.000 navigatori con più di 60 anni e la metodologia di insegnamento è diventata un modello di intervento nazionale (13 regioni) e transnazionale (8 paesi). Come racconta un’insegnante di Catania, ora in pensione e felice di essere tornata tra i banchi di scuola come alunna: “Siamo analfabeti di ritorno e non vogliamo finire da ignoranti”. Per ogni scuola che aderisce all’iniziativa vengono formate classi di 20\25 anziani. I docenti sono i ragazzi delle scuole coordinati da un insegnante esperto di tecnologie informatiche e telematiche. Il corso è gratuito ed è previsto un riconoscimento di crediti formativi per i giovani studenti che vogliono condividere le loro abilità. Secondo il 9° Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione le famiglie con almeno un minorenne sono le più tecnologiche.
Si tratta di un sodalizio tra” nativi digitali”, i nati dopo gli anni ’90 e cresciuti nella rete della tecnologia digitale e gli “immigrati digitali”, coloro nati al di fuori di questa rete ma desiderosi di farne parte. Come racconta l’assessore alla Famiglia, all’Educazione e ai Giovani di Roma, Gigi de Palo: “Mio figlio di 2 anni e mezzo non sa dirmi quali siano i versi degli animali ma, quando io glielo chiedo, sa aprire l’applicazione del mio I-Pad e cliccare sulla pecorella, lasciandola belare“.
All’estremo apposto si collocano invece le famiglie costituite da sole persone con più di 65 anni.In Europa una persona su 5 ha più di 60 anni e il numero è in crescita continua. Si pensa che entro il 2050 il numero delle persone oltre gli 80 crescerà del 170%. Si tratta di una fascia di età spesso esclusa dal possesso di beni tecnologici e a rischio di esclusione sociale.
I nonni alunni si mostrano contenti, così come i giovani tutor. Si tratta di un passaggio di conoscenza reciproco. I “nonni” che si definiscono “adulti con le illusioni grandi grandi dei piccoli” e raccontano di aver passato notti insonni nelle prime sperimentazioni di regata tecnologica, dolce mare di curiosità tutto da scoprire per loro. Alcuni di loro ricordano come un computer possa tenere anche compagnia, altri come permetta loro di tenersi informati. Quando si parla di “life-long learning” è facile pensare che sia un concetto caro a persone ricche di passione per la conoscenza come loro.
I piccoli insegnanti, dal canto loro, sorridono e imparano saggezze e modi di dire, fare, pensare e ascoltano racconti che altrimenti non avrebbero conosciuto. Se la rete tecnologica e telematica manca ai “nonni”, altre reti possono essere mancate ai “nipoti”. Uno di loro ricorda l’anima del progetto così: “Ieri Leonardo ha chattato con me e io sono felicissimo“.
Il professore Alfonso Molina, direttore scientifico della Fondazione Mondo Digitale e professore di Strategie delle Tecnologie all’ Università di Edimburgo sintetizza dicendo come sia l’unità umana a fare il cambiamento, la tecnologia può essere soltanto il mezzo. Se vogliamo imparare a cambiare il mondo o insegnare a farlo, bisogna passare per l’apprendimento sociale: ” Gli anni ’80 e ’90 sono state decadi di egoismo, adesso siamo più avanti ed è giusto iniziare ad allenare altre parti “.
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