Urbanizzazione: dagli scenari Blade Runner alle città ideali per la salute. Psicologia: ecco ‘neophilia’ personalita’ motore di societa’. Circa 2 milioni di italiani “sentono le voci”. Ma non sono tutti matti. Palestina, Gaza: è ora di parlare di salute mentale. Pedofilia: i dati del rapporto Meter. Lo smog non fa male solo al respiro, accelera il declino mentale delle donne. Bambini stranieri, cittadini di Napoli.
URBANIZZAZIONE: DAGLI SCENARI BLADE RUNNER ALLE CITTÀ IDEALI PER LA SALUTE MENTALE.
Corriere della sera Metropoli sempre più grandi. Ma possono essere più a misura d’uomo. Nel 2030 si concentrerà il 60% della popolazione Secondo le previsioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità le città continueranno a popolarsi sempre più: per il 2030 il 60% della popolazione mondiale sarà urbanizzata, ovvero vivrà nelle città; nel 2050 la percentuale salirà al 70%. E se per l’Università del North Carolina gli abitanti delle città avrebbero superato quelli delle aree rurali a metà del 2007, mentre per altri il sorpasso sarebbe avvenuto un anno dopo, comunque la corsa all’urbanizzazione della Terra è inarrestabile: in Cina, il balzo definitivo verso le megalopoli si è consumato giusto poche settimane orsono. Ma le metropoli come potranno accogliere milioni di nuovi abitanti? I più pessimisti staranno pensando a scenari alla Blade Runner (il film del 1982, diretto da Ridley Scott, ambientato in una Los Angeles dell’anno 2019), ma certamente occorre lavorare adesso per costruire città vivibili domani. Proprio per questo l’OMS ha promosso il programma internazionale Healthy Cities, un network di città “virtuose” che fanno della progettazione “sana” un pilastro dell’amministrazione pubblica. «In Europa la rete conta 1300 città aderenti, in Italia oggi sono 73 e vanno da grandi metropoli come Milano a piccoli centri di poche decine di migliaia di abitanti – spiega Simona Arletti, presidente dell’Associazione Rete Città Sane-OMS per l’Italia. Il prossimo incontro della rete si terrà a maggio a Venezia: il nostro scopo è mettere in comune i vari progetti per un’urbanizzazione sostenibile, raccontando quel che è stato fatto, i punti di forza e le difficoltà delle varie iniziative, così da diffondere le migliori. La pianificazione urbana ormai non può prescindere dalla salute degli abitanti»
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CIRCA 2 MILIONI DI ITALIANI “SENTONO LE VOCI”. MA NON SONO TUTTI MATTI.
Blitzquotidiano.it In Italia soffrono più o meno ufficialmente di allucinazioni uditive oltre due milioni di persone. Ma si stima che possano essere il doppio, proprio perché si tende a non parlarne per via dell’accezione negativa e patologica con cui si considera il fenomeno. Psicologi e psichiatri di tutto il mondo hanno lanciato un appello affinché chi soffre di allucinazioni uditive venga allo scoperto: non è sempre sintomo di disturbi psichiatrici, ma potrebbe piuttosto trattarsi di traumi o abusi subiti in età giovanile ed entrati in un oblio obbligato dalla psiche stessa. A Roma dal 14 al 18 febbraio se ne discute al congresso della Società italiana di psicopatologia (Sopsi).
L’allucinazione è una percezione che si manifesta in assenza di una reale stimolazione del relativo organo di senso: la persona sente, vede o percepisce con l’olfatto, il gusto o il tatto qualcosa che in realtà non c’è. Ma non è sempre detto che si tratti di un disturbo mentale: “Tradizionalmente, si è sempre ritenuto che la comparsa di allucinazioni uditive verbali avvenisse esclusivamente nell’ambito di patologie mentali, malattie del cervello (come l’epilessia e i tumori cerebrali) o stati di intossicazione. Invece, veniva finora considerato “normale” sentire le voci nelle fasi di addormentamento o di risveglio (fino al 25% della popolazione generale) o dopo la morte di una persona cara (sentire la voce del defunto). In questi ultimi anni, diversi studi hanno documentato che allucinazioni uditive verbali possono manifestarsi, nello stato di veglia e al di fuori del contesto del lutto, anche in persone che non hanno altri sintomi di patologia mentale.
L’allerta però è lecita perché potrebbe anche trattarsi di un segnale lanciato dall’inconscio in seguito a eventi particolarmente traumatici.
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PEDOFILIA: I DATI DEL RAPPORTO METER
Prima Pagina News La pedofilia corre sul filo: e` il web, infatti, con siti a sfondo pedopornografico e il moltiplicarsi di casi di adescamento di minori sui social network e nelle chat il grande protagonista del fenomeno. E a complicare ulteriormente la situazione si fa strada una nuova pratica: quella del ‘sexting’, ossia scatti ose` prodotti dai bambini e ragazzini/e armati di cellulare. Sono questi i due allarmanti ‘ trend’ evidenziati nel Report che l’Associazione Meter di don Fortunato Di Noto ha presentato a Roma. I dati sono eloquenti: nel 2011 sono cresciute in modo esponenziale, rispetto al 2010, le segnalazioni inviate dall’associazione Meter alla Polizia postale e alle autorita` estere per denunciare siti contenenti foto e video di migliaia di bambini e adolescenti sfruttati sessualmente oltre che social network usati per scopi illeciti e indirizzi email di sospetti pedofili. In particolare, in un anno, le segnalazioni riguardanti social network sono passate da 315 a 1.087, mentre il numero dei siti web segnalati sono passati da 13.766 (di cui 65 italiani) a 20.390 (di cui 140 con riferimenti italiani). Dal monitoraggio condotto dal Meter si evidenzia come il Vecchio continente sia caratterizzato dal maggior numero di domini a contenuto pedopornografico. L’Europa “vale” l’81,5% del totale, seguito dall’Asia (12,2%), l’Africa (2,3%), l’America (2,3%) e l’Oceania (1,4%). In un ideale “podio della vergogna”, i domini specifici dedicati alla pedofilia toccano, al terzo posto, la Spagna (0,94%) con 25 indirizzi. Al secondo posto la Repubblica Ceca (2,59%, 69 indirizzi) e al primo, con 2.263 indirizzi, la Russia (84,9%). L’Italia, per fortuna, ha un ruolo marginale con soli 10 domini e lo 0,3% sul totale.
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LO SMOG NON FA MALE SOLO AL RESPIRO, ACCELERA IL DECLINO MENTALE DELLE DONNE
Adnkronos Salute Un grande studio prospettico del Rush University Medical Center (Usa) mette in guardia, in particolare, le donne: l’esposizione cronica al particolato atmosferico può infatti accelerare il declino cognitivo per quelle avanti negli anni, con effetti più pesanti quanto maggiore è lo smog. La ricerca, pubblicata su ‘Jama’, è firmata dal team di Jennifer Weuve ed è stata sostenuta dall’agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente.
Nello studio le donne esposte ai più alti livelli di particolato ambientale, alla lunga hanno sperimentato un maggior calo cognitivo rispetto alle coetanee. Inoltre elevati livelli di esposizione a lungo termine sia di Pm10 che di particolato fine sono risultati associati a un declino cognitivo ‘in rosa’ significativamente più veloce. I ricercatori hanno esaminato le varie particelle
inquinanti sospese nell’aria, dividendole in base al diametro. Il team ha poi messo in relazione lo smog con il declino cognitivo, utilizzando i dati del Nurses Health Study Cognitive Cohort, che ha seguito 19.409 donne americane di 70-81 anni per 14 anni.
PSICOLOGIA: ECCO ‘NEOPHILIA’ PERSONALITA’ MOTORE DI SOCIETA’. CODIFICATO’CARATTERE’IN CERCA DI NOVITA’ E GENE DELLA MIGRAZIONE
Ansa Perennemente insoddisfatti, sempre a caccia di novita’ che pero’ annoiano in fretta. Le personalita’ con questi tratti prima venivano definite problematiche con tendenza a comportamenti antisociali. Ma ora, da parte di alcuni psicologi e’ in atto una rivalutazione di queste personalita’ ‘cerca-novita”. Addirittura potrebbero possedere il gene della migrazione, una mutazione del Dna avvenuta circa 50.000 anni fa, quando le popolazioni abbandonarono il continente africano, almeno secondo quanto sostiene Robert Moyzis, un biochimico dell’universita’ della California. I sostenitori di questa particolare personalita’ l’hanno ribattezzata ‘neophilia’.
”Se si combina questo spirito d’avventura e la curiosita’ con la persistenza e la sensazione che non tutto riguarda solo se’ stessi – afferma Robert Cloninger, psichiatra della Washington University di St.Louis che ha sviluppato test della personalita’ per individuare questa caratteristica – allora si ottiene un tipo di creativita’ che puo’ portare benefici alla societa’ nel suo complesso”.
La ricerca di Cloninger e’ partita nel 1990 e da allora ha testato migliaia di persone negli Usa, in Israele e in Finlandia.Il risultato e’ che questo carattere e’ frutto di un mix di variazioni genetiche e fattori ambientali, come l’educazione e la cultura ma e’ possibile identificare tre caratteristiche di fondo: la voglia di novita’, la persistenza e l’auto-trascendenza ovvero ”la capacita’ di perdersi nel momento in cui si fa quello che si ama”.
PALESTINA, GAZA: È ORA DI PARLARE DI SALUTE MENTALE
Osservatorio Iraq Tra le tante crisi umanitarie che affronta il popolo della Striscia di Gaza ne esiste una di cui si parla troppo poco. L’inasprimento del blocco imposto da Israele nel 2006 e l’offensiva del 2008-2009 hanno drammaticamente aumentato il senso di vulnerabilità, disperazione, prigionia e perdita di controllo della popolazione che vive nella Striscia. E’ ora di parlare di salute mentale. Nel 2010, secondo Medici Senza Frontiere oltre la metà dei bambini di Gaza sotto i 12 anni aveva bisogno di un intervento di salute mentale, e circa un terzo di questi casi sono stati classificati come “gravi”. Per Husam El Nounou, direttore delle pubbliche relazioni del programma Gaza Community Mental Health, la causa preponderante del peggioramento della situazione della salute mentale sono le circostanze politiche e la situazione dei diritti umani, in particolare dopo la chiusura della Striscia e i continui attacchi israeliani.
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BAMBINI STRANIERI, CITTADINI DI NAPOLI
Rassegna.it Una delibera consiliare chiede il riconoscimento della cittadinanza onoraria ai bambini di origine straniera nati in Italia e residenti a Napoli. Sarebbe il primo passo verso la cittadinanza completa. Marcello è nato a Gescal, quartiere periferico di Nola, provincia di Napoli, 22 anni fa. Il suo è un quartiere popolare, cosiddetto difficile, ma il ragazzo si è sempre tenuto lontano dai guai. Nessun problema, mai, con la legge. Almeno fino ai 18 anni. Perché Marcello ha due genitori “slavi”, con cui continua a vivere ancora adesso e che per la legge italiana sono immigrati con regolare permesso di soggiorno. “Il suo mondo non è molto più grande di quel quartiere nolano”, racconta Khaled Alzeer, responsabile Immigrazione del Prc di Napoli, che ha aiutato il ragazzo quando sono cominciati i “problemi” con la legge. “Va poco a scuola, come molti suoi coetanei, in quella realtà di emarginazione. Una vita normale, insomma, come tanti altri ragazzi italiani”.
Solo che a 18 anni i suoi documenti, senza che lui né comprendesse come e perché, lo hanno immediatamente qualificato come “clandestino”. Se avesse un lavoro regolare non sarebbe successo, ma nemmeno a dirlo, Napoli è nota come terra di disoccupazione, oltre che di camorra e “monnezza”.
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