IN NOME DEL PADRE

Il bambino sviluppa il mondo simbolico per rapportarsi con la realtà, crea un’immagine del se corporeo e la relaziona con l’altro. Il padre, figura anch’essa simbolica, serve a gestire il rapporto con la realtà, fornendo la lettura etica dei comportamenti sociali utili allo sviluppo della specie. Il conflitto tra le immagini del padre e del figlio si creano nel profondo delle pulsioni, dove la ferita paterna dell’obbligo all’abbandono del corpo materno, si concretizza nei vissuti di terrore dell’evirazione e desideri reciproci di annientamento. Il mito, che raccoglie e fa da catarsi alle pulsioni distruttive, rielabora gli eventi interni e li proietta in un racconto simbolico con il quale l’essere umano cerca la verità dell’esistenza. La verità che esiste dentro di lui e che la sua ricerca crea scopo al vivere. La sconfitta del mito e la posizione razionale giunta con la cultura della ragione pone l’uomo vittima delle sue immagini schematiche, senza più rapporto con l’origine inconscia delle sue pulsioni. Questo crea il padre immaturo, figlio eterno di se stesso, che gioca alla guerra e alle distruzioni, che perde contatto con l’etica originaria della verità. La crisi della figura paterna è un bene, le proposte di riattivazione dei modelli precedenti sono deliri d’onnipotenza di un adolescente che cerca ancora l’eroe al quale aggrapparsi. La soluzione della crisi delle figure familiari può trovarsi nella rielaborazione della mitologia umana e nella riappropriazione di modelli culturali e simbolici che danno spazio alla comprensione etica della realtà. (Abstract)

Jaques Lacan, psicoanalista francese che ha attraversato il secolo scorso dando un contributo nuovo e creativo al pensiero freudiano, parla di relazione paterna che porta il figlio dalla fusione con la madre al mondo dei simboli sociali e culturali.

La relazione madre figlio è fondamentale per la realizzazione delle sicurezze intime del bambino. L’amore materno, quando è sano, crea una stabilità affettiva che parte dall’organismo, dalle sensazioni corporee gratificate dal contatto accogliente e unificante della madre.

Le gravi patologie psichiche come le psicosi, ma anche le gravi caratterizzazioni perverse, derivano da un rapporto materno insoddisfacente che non riesce a costruire l’unità oggettuale del bambino.

Il padre interviene con la sua dimensione simbolica, appartenente e necessaria alla specie, per creare una ferita di separazione dal mondo simbiotico della relazione materna. Il desiderio del bambino è quello di recuperare la posizione estatica del corpo materno, abbandonato con la nascita, e la pulsione, dopo la separazione, diventa desiderio di appartenenza, di ricongiungimento, poi desiderio di essere il desiderio della madre, il fallo.

Questo successivamente mette il bambino in rapporto con il proprietario legittimo del fallo, il padre, che definisce la fase evolutiva del complesso edipico, che se superato efficacemente, porta al contatto con la realtà e con i simboli del significato dell’esistenza.

La creazione del simbolo, del quale il linguaggio è l’espressione comunicativa, avviene con la realizzazione del significato dell’io, che si costruisce, secondo Lacan, attraverso l’alienazione dall’essenza del se. Essere diventa il paradosso dell’abbandono del significato primario, corporeo e simbiotico, per una relazione con il simbolo, inizialmente l’immagine di se, come quella percepita dallo specchio, e successivamente con i simboli relazionali che compongono l’esistenza umana.

Quindi si diventa adulti sviluppando un simbolo del se, un’immagine, che poi sarà rapportata nelle vicende relazionali e costituirà il senso d’identità dell’io.

La costruzione del mondo simbolico può avvenire grazie alla struttura psichica della specie umana che necessita di significanti fondamentali, gli archetipi, le forme mitologiche primarie, per costruire un mondo interno che corrisponda, almeno parzialmente, con la realtà esterna con la quale ci si deve in qualche modo relazionare.

Il ruolo del padre
Il padre è il portatore del simbolo della relazione con la realtà. Definisce i significanti necessari alla sopravvivenza, perché di questo infine si tratta, con il mondo esterno, attraverso il suo ruolo etico e culturale di protettore dalle insidie del mondo. Il padre, nel senso del mondo simbolico che gli appartiene, serve a garantire la sopravvivenza, fisica e soprattutto psicologica, nell’universo minaccioso che è più complesso e meno gratificante del corpo materno.

Quando si parla di padre si deve intendere la sua funzione adattiva, che pone le regole necessarie alla convivenza, quelle utili nel programma della specie, che si confrontano con la realtà creativa del mondo umano, mai simile a se stessa.

Il presupposto simbolico della funzione paterna, come quella materna e degli altri simboli della nostra esistenza, è da non confondere con il ruolo, un’immagine particolare e temporanea del simbolo, che può risultare inadeguata, rispetto alle richieste della realtà, essere quindi inefficace ed entrare in crisi.

Questo è il tema che riguarda oggi la nostra esigenza di rapportarci con la crisi del padre, che secondo me non è una crisi di significato, ma una crisi di ruolo, di immagine, non più in rapporto con l’origine simbolica dell’archetipo paterno.

... Il seguito del contenuto di questo articolo è disponibile nel libro Società e psiche

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