IL SUPERMARKET DELLA SALUTE

Ultimamente mi rendo conto che stiamo perdendo la capacità di ascoltare.

Incontro persone che fanno domande ma non aspettano veramente la risposta, si rispondono da soli.

L’altro giorno, scendendo con l’ascensore insieme ad una mia conoscente, le ho detto che mi sentivo stanca. Lei mi ha risposto subito: “Dovresti prendere un intgratore”. (Subito davanti agli occhi mi è passata la pubblicità nella quale mi assicurano che l’integratore tal dei tali fa passare la stanchezza causata… da tutto).

Ma io volevo solo condividere che la sera precedente ero andata al letto tardi perché sto leggendo un interessante libro. Oppure che ultimamente non mangio molto sano (e io so che i cibi grassi aumentano il senso di stanchezza). Oppure che questo caldo d’Italia mi stanca tantissimo e che mi manca la Slovacchia d’estate come me la riccordo da piccola. Ma lei aveva già la risposta pronta. Non mi voleva ascoltare.

Mi succede che quando si parla di discorsi personali in un gruppo, di qualcosa che tocca tutte le persone in qualche posto dell’anima, sento un forte bisogno degli altri di raccontare la propria esperienza, un pezzo della propria storia. Un bisogno di parlare così forte come se le persone non fossero mai state prima ascoltate.

Esiste una correlazione tra ascoltare gli altri ed ascoltare se stessi? Ovviamente si, e la Psicologia ce lo insegna.

Forse stiamo perdendo la capacità di ascoltare anche noi stessi. Abbiamo le risposte pronte anche per noi, quando ci parla il nostro corpo. Per tutti i sintomi, per tutti i tipi di dolori abbiamo una risposta pronta, esistono persino le risposte pronte per la sofferenza psichica, per il dolore dell’anima. La risposta pronta per la sofferenza si chiama farmaco. Qualsiasi. Anti – dolore – anti – sofferenza.  Senza chiedersi : “Perchè mi fa male?”

Siamo abituati a risolvere tutto velocemente perché la nostra vita quotidiana deve andare avanti veloce e senza fastidiosi intoppi. Dobbiamo stare con i figli, con i mariti e con le mogli, con i fidanzati/e, amici… E con noi stessi? Non c’è tempo, perché essere “efficiente” oggi significa essere ipercinetici, essere attraenti fisicamente come da modelli prestabiliti, e bisogna rimanere giovani per sempre… Non importa che con il percorso naturale della vita, questo modello di società non ha niente a che vedere…

Per fortuna ci sono i miracoli della medicina, per fortuna si realizzano sempre nuove ricerche che ci portano altri miracoli. Questi miracoli della medicina dovrebbero essere creati per il nostro bene, per il nostro benessere. Veramente?

Un articolo di “Il fatto della scienza” presenta un’analisi di due medici – Donald Light della University of Medicine e Dentistry del New Jersey e Joel Lexchin della York University di Toronto pubblicata sulla rivista British Medical Journal. L’analisi ci fa vedere che l’innovazione farmaceutica in realtà non porta tanti benefici. “Alle aziende non conviene rischiare investendo su farmaci davvero nuovi, ma solo su inutili variazioni di vecchi prodotti”, e “la vera crisi dell’innovazione nella ricerca di farmaci riguarda la “cattiva abitudine” di premiare aziende che producono nuovi prodotti che non hanno alcun vantaggio clinico rispetto a quelli già esistenti”.

Secondo autori, più analisi indipendenti negli ultimi 50 anni mostrano che circa l’85-90% di tutti i nuovi farmaci hanno fornito pochi benefici e hanno prodotto danni notevoli. E ovviamente, tutto è collegato con i soldi. In realtà i soldi spesi per la vera ricerca, per la scoperta delle nuove molecole sono solo 1/19 rispetto alle spese per la promozione.

Donald Light in un altro articolo “Foreign free riders and the high price of US medicines” del British medical Journal critica l’aumento continuo dei prezzi dei farmaci negli Stati Uniti a causa di presunti costi della ricerca, che in realtà rappresenta solo una minima parte percentuale dei ricavi.  Il guadagno per la vendita dei farmaci è più alto di quello nel settore dei computer e delle telecomunicazioni, e più alto della gran parte dei prodotti di largo consumo.

Nell’artiolo “Cattiva medicina – moderna medicina” (Bad medicine – modern medicine) lo stesso autore evidenzia che la prescrizione dei farmaci (che è troppa – over – prescription) è la quarta causa della morte dei pazienti, se si prendono in considerazione solo i pazienti ospedalizzati. Se aggiungiamo anche i pazienti curati a casa e nei altri settori, diventa la terza causa di morte.

Ci siamo accontentati così tanto  delle risposte pronte, senza ascoltare – con le pasticche per ogni tipo di dolore, senza capirne il perché, che non ci rendiamo conto che stiamo avvelenandoci con farmaci utili solo a far arricchire i mercanti della salute.

La capacità di ascoltare e la capacità di leggere la realtà hanno un elemento in comune. Si chiama curiosità – voglia di conoscere. E quello è il motore di una buona vita. Senza ascoltare più i nostri veri bisogni ci affidiamo ai farmaci spesso senza un reale bisogno clinico, ma con la suggestione consumistica di qualsiasi altro prodotto, che ci rende dei beati, o dei beoti, sordi consumatori.

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