Uno dei ricordi più inquieti dell’epoca dell’Università, al tempo in cui ero un entusiasta studente di psicologia, fu l’incontro con una collega ad un seminario sulla comunicazione che alla mia richiesta del solito “cosa vuoi fare dopo” rispose, con uno sguardo mesto e disincantato, “voglio lavorare nella pubblicità”.
Convinto che la psicologia dovesse servire per aiutare la gente a svincolarsi da fobie ed ossessioni, magari anche a rendere il mondo un po’ migliore, liberando le persone del condizionamento messo in atto dai vari poteri che ne controllano le emozioni e i desideri, rimasi sconcertato dalla volontà della giovane aspirante psicologa di voler utilizzare le sue conoscenze per aiutare i manipolatori della pubblicità a vendere più prodotti.
Ho sempre considerato la psicologia uno strumento formidabile per la comprensione dei comportamenti sociali, quindi della storia, dell’informazione, della politica, della cultura e dell’economia, perché prende in esame l’uomo, con le sue motivazioni, i suoi bisogni e le sue fragilità, origine primaria di tutte le manifestazioni di una società.
Ma la psicologia è fatta da psicologi, che sono uomini e donne con una loro storia, e quando questa storia racconta di manipolazioni subite la rivalsa non può essere altro che la manipolazione degli altri. Per questo la psicologia dei “rinnegati” è stata fin dai suoi esordi un mezzo fondamentale utilizzato per la manipolazione delle masse, da parte della pubblicità, dei governi, degli interessi del potere politico ed economico.
Uno dei più importanti manipolatori della storia moderna, che ha utilizzato la psicologia al servizio degli interessi dei gruppi di potere nell’economia e nella politica, è stato Edward Louis Bernays, nipote di Freud, contribuendo in maniera importante alla nascita e allo sviluppo del consumismo, prima negli Stati Uniti, poi in Europa e nel resto del mondo.
Edward Bernays nato a Vienna nel 1891, vive già dalla primissima infanzia negli Stati Uniti dove la sua famiglia si è trasferita per motivi economici. Il padre è il fratello della moglie di Freud, ed Edward rimarrà sempre in contatto con lo zio, approfondendo le tematiche psicologiche sviluppate dal fondatore della psicanalisi per utilizzarle per i suoi scopi di “pubbliche relazioni”.
Bernays, oltre che dalle teorie freudiane, è influenzato dalle nuove teorie sul comportamento delle masse, come quelle esposte nel libro “Psicologia delle folle” dello psicologo francese Gustave Le Bon. L’uomo, visto secondo queste prospettive, assume sempre più il carattere di membro inconsapevole della volontà di un gruppo, nel quale perde le sue capacità di valutazione della realtà trasformandosi in forza collettiva distruttiva e incoerente, facilmente manipolabile da chi detiene il potere.
Aderendo agli schemi del competitivismo della cultura americana Edward Bernays diventa ben presto un prezioso alleato, attraverso la sua attività di esperto in pubblicità e pubbliche relazioni, dei più potenti industriali che cercano di convincere le masse ad acquistare sempre più prodotti, soprattutto quando questi sono inutili e di scarsa qualità. Nasce così la moderna attività del marketing pubblicitario, dove, attraverso l’attenzione mirata ai meccanismi psicologici di relazione e d’identificazione sociale, con l’uso sistematico della mistificazione, si creano i modelli d’intervento delle campagne promozionali per la creazione di falsi bisogni e per il controllo della volontà dei sudditi del consumo.
Anche il potere governativo, riconoscendo le enormi capacità di Bernays d’influenzare la volontà delle persone, utilizzò per i propri scopi il grande esperto di comunicazione pubblicitaria assoldandolo in più occasioni. Nasce così il nuovo modello della comunicazione politica basato sulle teorie del marketing pubblicitario, che coinvolge ormai quasi completamente tutto il grande mercato del potere nel mondo dell’economia liberista.
La comunicazione pubblicitaria è ormai il modello unico su cui si basano le informazioni, non solo quelle inerenti il sistema economico, ma di tutta la società, a livello culturale e politico. La previsione di Erich Fromm di una società schiavizzata e uniformata dalle regole del mercato capitalista, il nuovo fascismo intuito da Pasolini della tecnocrazia e della televisione, strumenti fondamentali del potere economico, che distrugge le basi della nostra cultura arcaica della solidarietà, sono divenute realtà nelle quali siamo immersi totalmente spesso in maniera inconsapevole.
La psicologia in questo sistema apporta il suo contributo utilizzando le sue competenze per l’indottrinamento di massa attraverso le tecniche del marketing. Tutta la pubblicità, che è diventata ormai il sottofondo naturale di qualsiasi forma di espressione culturale, tanto che illustri esponenti dell’informazione televisiva “critica” si vantano della loro capacità di raccogliere “milioni di pubblicità”, è realizzata con il contributo di tanti psicomarchettari al soldo delle agenzie pubblicitarie. Questi, come i rinnegati pellerossa che si vendevano agli invasori per una bottiglia di acquavite, si adoperano contro gli interessi della comunità alla quale appartengono, divenendo la vergogna della psicologia e dei suoi intenti di salvaguardia della salute sociale.
L’intento manipolatorio, spesso associato alla mistificazione, è un meccanismo relazionale ben conosciuto dalla psicopatologia, e si realizza, attraverso attività seduttive con il fine del controllo dell’altro, da parte di personalità le cui le ferite narcisistiche, dovute a manipolazioni subite nel percorso evolutivo, si manifestano con desiderio di potere e incapacità di sana relazione affettiva. La pubblicità, grazie al contributo fondamentale degli psicomarchettari, è divenuta il mezzo principale della manipolazione della società moderna. Tanto è strutturata l’informazione pubblicitaria nel nostro sistema culturale che ne diviene parte essenziale, perdendo quell’alone di pericolosità e di sospetto che aveva fino a qualche decennio fa.
Miliardi di persone convinte di partecipare ad un simpatico, e per alcuni addirittura utile, evento di socialità telematica, si trasformano in strumenti passivi del più grande mercato pubblicitario realizzato su Internet, svilendone l’originaria prerogativa di luogo virtuale aperto e democratico. La forza della pubblicità sta proprio nella sua capacità di far perdere ai suoi bersagli la relazione funzionale con la propria realtà, trasformandoli in portatori inconsapevoli degli interessi dei padroni del mercato globale, creando un esercito di zombie ignari della loro funzione di spot pubblicitari del più grande sistema di manipolazione sociale e culturale mai realizzato dall’uomo.
Il danno di questo sistema è la trasformazione dei valori culturali delle diverse entità sociali in base al modello competitivo d’origine anglosassone. La distruzione dell’etica della solidarietà, sostituita da quella mistificatoria della beneficenza, e del rapporto collaborativo tra i membri della comunità, crea un sistema di valori ormai realizzato a livello globale che definisce la vittoria del più forte e il sacrificio del più debole come sintesi culturale del fascismo economico che governa il mondo.
L’incapacità dei manipolati dal sistema pubblicitario di rendersi conto della propria condizione di strumenti nelle mani del potere, crea l’impossibilità sostanziale di cambiare il decorso verso la catastrofe sociale di cui osserviamo i forti segnali soprattutto a livello economico. L’invasione del modello culturale capitalista anglosassone realizzato attraverso la comunicazione pubblicitaria, ha creato una crisi di valori drammatica nelle società dall’origine etica non calvinista. E’ proprio questa crisi di valori che determina in queste società, come quelle del sud Europa, l’incapacità di reggere alla forte tensione determinata dai cambiamenti culturali in atto, con forti sintomi di sofferenza sociale come la corruzione e lo scimmiottamento patetico di modelli culturali anglosassoni, e con le condizioni più gravi di patimento economico.
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