IL VECCHIO E IL NUOVO

Il vecchio e il nuovoLa cultura del giovanilismo, che oggi riferisce anche a mistificatori schemi politici e culturali sublimati dai vari “rottamatori”, tende a separare nettamente quello che appartiene al nuovo, giovane, non corrotto dal tempo, e il vecchio, che è ciò che sta al di la del tempo giusto, segnato dal marcescente scorrere della vita. La separazione, in forma discriminatoria, porta valore positivo all’essere giovane, all’appartenere a quella classe delineata da aspetti anagrafici, culturali ed estetici, legando tale valore all’efficacia e all’opportunità del dire e del fare, dell’essere e dell’agire.

La discriminazione tra vecchio e nuovo, tra giovane e non giovane, ha la funzione, come sempre accade, di evitare il confronto, dove questo può creare grave senso di conflitto, smascherando i paradossi e le incongruenze dell’essere giovane nella nostra società. Il giovanilismo non appartiene soltanto alla partecipazione generazionale della fase evolutiva giovanile, ma include chiunque accetti la condivisione della mitologia giovanilistica, alla quale ci si allea adottandone i modelli tipici di rappresentazione dell’essere giovane.

Quindi si osservano, oltre ai giovani-giovani, segnati dalla congruenza generazionale e culturale con il modello giovanilistico, i vecchi-giovani, che per non perdere significato sociale si adattano ai meccanismi culturali e comunicativi del giovanilismo. Quello che caratterizza il giovanilismo, oltre alla netta separazione con i non giovani, è una modalità ambivalente nella rappresentazione del sè e dell’essere sociale. Il giovanilismo racchiude in se aspetti psicologici e culturali ambigui, spesso paradossali, dove significati diversi e spesso incompatibili, convivono apparentemente senza conflitto.

Il giovane, o il giovanilista, può essere conservatore e progressista contemporaneamente  scegliendo un’idea del se compatibile con la rappresentazione sociale di volta in volta opportuna e necessaria. Il giovane può vivere azioni di impegno sociale estremamente critico e ribellistico, e contemporaneamente manifestare comportamenti regressivi e conservatori soprattutto in campo affettivo e familiare. Questo significa spesso una condizione di estrema fragilità, dove aspetti psicologici legati a scarsa autonomia, disaffettività, senso precario del sé  si uniscono a comportamenti culturali apparentemente congruenti ed efficaci. Ma è nell’agire relazionale che il giovane manifesta la sua disperata condizione  non riuscendo a creare quella necessaria opportuna rappresentazione dell’altro che rende validi i significati di relazione.

... Il seguito del contenuto di questo articolo è disponibile nel libro Società e psiche

*INVIA UN COMMENTO VOCALE (Max 120 secondi). ---- Per registrare il commento vocale cliccare su Record, poi su Stop una volta terminata la registrazione. Infine cliccare su Save per inviare il contributo audio. (Inviando il contributo audio si autorizza alla sua pubblicazione.)

0

Sottoscrivi per ricevere aggiornamenti via email: