“Oral Sex Is The New Goodnight Kiss”. Il titolo dice tutto: tra gli adolescenti di oggi il sesso orale è il nuovo bacio della buonanotte. Con questo libro-documentario la scrittrice Sharlene Azam ha denunciato la preoccupante tendenza di adolescenti e preadolescenti americani a vivere la propria sessualità senza alcuna cognizione. Le protagoniste dell’inchiesta sono graziose ragazze che vendono la propria verginità per 1000 dollari per comprare borse e vestiti.
Ma è bene chiarire un punto: le adolescenti in questione non appartengono ad ambienti disagiati in cui comportamenti simili svelerebbero una redenzione disperata. Si tratta di ragazzine benestanti che dietro queste condotte incoscienti celano la noia, la mancanza di valori, la voglia di essere accettate e di non perdere le attenzioni del ragazzo di turno che, diversamente, si concentrerebbe su una ragazza più disponibile. Il sesso, quindi, è un espediente per raggiungere i propri scopi, del tutto privato della componente relazionale sana, affettiva ed intima che lo contraddistingue.
Sembrano morti e sepolti i tempi del batticuore martellante per uno sguardo o un sorriso e le notti insonni dopo un bacio inaspettato: ora a 12 anni si fa sesso, indipendentemente da tutto. Azam punta il dito contro la cultura dei paesi industrializzati da lei definita “iper-sessualizzata e iper-materialistica”, che “bombarda” gli adolescenti di input devianti e gli dona un senso di potere facile altrimenti mai sperimentato. Di qui, poi, il passo è breve verso un forte incremento dei comportamenti a rischio in fatto di contraccezione…
Purtroppo questi dati preoccupanti non possono essere circoscritti al solo contesto culturale americano, spesso teatro di condotte comportamentali estreme e “malate”: diversi studi italiani confermano i risultati oltreoceano. Infatti, sempre più frequentemente si assiste a fenomeni di “microprostituzione” fra le adolescenti, in ambito scolastico e tramite il web; ciò palesa una netta scissione tra sesso e coinvolgimento amoroso, per cui ci si concede con disinvoltura, senza implicazioni etiche e senza preoccuparsi delle conseguenze. Ovviamente non si può fare di tutta l’erba un fascio, ci sono molti ragazzi in grado di vivere la propria sessualità in modo equilibrato, nonostante le molte difficoltà che la crescita e il cambiamento comportano.
Tornando al fenomeno dilagante delle condotte sessuali a rischio: da dove nasce questo disagio relazionale? Quanto proviene dalla relazione con la figura genitoriale? Quanto dall’esposizione a stimoli (media, racconti di coetanei) che in un momento evolutivo così delicato rende l’adolescente fragile e manipolabile? Tutti questi elementi concorrono alla formazione di un pattern sessuale, ma procediamo con ordine. L’adolescenza comporta il disinvestimento dei vecchi oggetti d’amore per giungere ad un’integrazione della sessualità; la “nuova” identità, quindi, nasce dalla cessata identificazione con la figura genitoriale (Freud, 1936), ma ne è estremamente influenzata.
Negli ultimi anni in psicologia viene riconosciuta l’importanza di indagare la relazione tra attaccamento e sessualità e, senza entrare nello specifico di un discorso molto più ampio ed articolato, sono state riscontrate delle corrispondenze molto interessanti. Per esempio gli adolescenti che hanno sviluppato un attaccamento sicuro considerano importante l’intimità emotiva e relazioni stabili (Gentzler e Kerns, 2004), mentre gli evitanti spesso associano l’attività sessuale ad una distanza emotiva (Cooper et al., 1998).
Per quanto riguarda invece l’influenza che hanno i mass-media sui comportamenti sessuali dei ragazzi, una ricerca americana (ma estendibile a qualsiasi paese industrializzato) della Society for Adolescent Medicine ha evidenziato come gli adolescenti tra i 12 e i 15 anni trovino assolutamente ordinarie scene di sesso occasionale e al di fuori della coppia, ormai divenute parte integrante della cultura occidentale spesso colma di riferimenti sessuali neanche troppo velati.
Infine, nel delineamento degli schemi di condotta sessuale degli adolescenti occupa un posto di rilievo il confronto con i pari; in ogni gruppo di adolescenti c’è il ragazzo o la ragazza che si erge a guru, portatore di esperienze (spesso gonfiate da particolari non reali) che scatenano le invidie e la grande stima degli altri che vorrebbero sentirsi al pari e soddisfare il proprio senso di appartenenza.
Si intraprendono, per questo motivo, esperienze sessuali senza la minima coscienza del valore intimo e consapevole che dovrebbe contraddistinguere la circostanza sessuale. Il risultato è spesso un vissuto di inadeguatezza e inferiorità dell’adolescente per ciò che in realtà è la normalità, considerato che i modelli a cui fa riferimento (comprese le prestazioni della pornografia sempre più dilagante) confinano l’adolescente in una posizione di fallimento inevitabile.
Ed è qui che entra in gioco la necessità dell’educazione sessuale nel contesto scolastico, visto che il confronto con le figure genitoriali non può essere esauriente per il disagio e l’inibizione che l’argomento crea da ambe le parti.
L’introduzione dell’educazione sessuale e socio-affettiva nelle scuole italiane è stata tentata in passato, grazie alle iniziative individuali di alcuni docenti sensibili all’argomento, ma spesso ha trovato un ostacolo alla sua attuazione nelle resistenze delle autorità scolastiche e delle famiglie. Al giorno d’oggi, probabilmente, queste rimostranze sono scomparse o di molto diminuite ma la stratificazione sociale e culturale degli studenti, unitamente alla più complessa varietà delle problematiche relazionali/familiari, rendono l’insegnamento dell’educazione socio-affettiva molto complessa.
Ritengo siano d’esempio i quattro “elementi portanti” individuati dal Gruppo di lavoro per l’educazione sessuale nelle scuole (GLES) del Cantone Ticino, assolutamente imprescindibili ai fini dell’organizzazione di uno spazio educativo alla sessualità. Queste sono:
– una corretta, completa e adeguata informazione in materia di sessualità;
– un’educazione al senso di responsabilità nei confronti di sé stessi e degli altri;
– un’educazione al rispetto e alla tolleranza;
– un’educazione all’affettività
Un programma impostato su queste fondamenta innegabilmente potrebbe arginare i fenomeni di violenza di genere e di “devianza” sessuale che, in parte, sono scaturiti da una mancata e/o erronea educazione in ambito socio-affettivo.
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