Quest’articolo ha avuto una lunga gestazione. Nasce come commento negato ad un blog, invero tra i più interessanti nello scemenzaio generale ospitato da un disfatto quotidiano online che fa della censura, e della mistificazione culturale, con il nuovo sport della mescita di destra e sinistra per la genesi vittoriosa del narcisismo, il suo marchio soffuso dietro l’insegna plastificata e molle di libertà e democrazia.
L’argomento trattato è il conflitto tra uomini e donne, che a livello mediatico crea il sigillo del femminicidio, utile solo, oltre che a creare un’altra categoria di non-notizia, a nascondere il vero problema sublimando l’arte diffusa della confusione tra sintomo e causa. Lo scopo sottile di tali iniziative è, come per lo “Stalking” dove si cede al punto di vista della vittima più che ad un etica generale, di creare allarme e confusione, di armare il conflitto sociale per la realizzazione a scopo di lucro dell’ “uomo isolato”, facile preda dell’egocentrismo, degli interessi della pubblicità e del mercato.
Gli uomini ammazzano le donne e mettono in mostra il loro lato più ignobile e criminale. Le donne allevano quei figli che diverranno assassini, e spesso amano uomini deboli, tronfi di squallido potere e stupidamente se ne sentono protette. Non si risolve il problema di relazione uomo-donna attraverso una contrapposizione. Si vince o si perde entrambi, appartenendo alla stessa unità psichica, e come nell’individuo solo l’armonia dei due principi maschile e femminile genera vita e salute mentale, così quando quest’incontro tra i generi non funziona si crea il caos.
Ma l’armonia del maschile e del femminile non è stata mai cosa semplice, grazie anche alla diversa istintualità sessuale dei maschi e delle femmine, e nei momenti di crisi sociale e culturale, prima ancora che economica, come quello in cui siamo ora immersi, l’esplosione dei contrasti serve soprattutto a negare l’origine del problema, che è inerente la psicopatologia del potere che crea divisione e competizione. Il caos si rileva, più che nello spulciare statistiche e dati criminologici, nei rapporti disastrosi, dove l’amore è possesso e coperta narcisistica, nella confusione e nella rigidità dei ruoli, nella sconfitta definitiva della genitorialità.
Armonia non significa quindi convergenza, esiste il maschile, che allunga lo sguardo sull’orizzonte, che definisce l’etica, che toglie il bambino dal confortevole seno materno per portarlo tra le insidie del mondo. E c’è il femminile, che accoglie e rassicura, che indulge nel perdono, che è in contatto con l’essenza della vita, essendo pura armonia del luogo dell’incontro. Il maschile e il femminile non appartengono di diritto a nessuno e non si identificano necessariamente con il sesso, sono condizioni da raggiungere con la giusta esperienza di vita evolutiva, e quando il processo si arresta si creano modelli stereotipati di maschi e femmine incompiuti.
Nella tragedia dei ruoli prefissati dalle regole dell’economia del consumo, la fantasia, l’arte e la catarsi simbolica del mito, che sono le sorgenti da cui trarre i significati dell’esistenza, si arrendono al valore delle merci e alla banalità rassicurante della scienza, identificando i maschi e le femmine come prodotti da smaltire nel grande mercato che è diventato il nostro esistere. Qui si realizza il conflitto ponendo l’altro come bersaglio, femmine contro maschi che cercano soddisfazione all’angoscia della mancata realizzazione dell’incontro.
Azzannandosi l’uno contro l’altro, dove il sangue scorre sempre dal più debole, si lasciano liberi i veri responsabili, i detentori del potere, come nel più classico schema di reazione ad una sottomissione autoritaria. Se ci sentiamo rabbiosi con l’altro sesso forse possiamo fermare il combattimento cercando di recuperare, attraverso la relazione empatica con l’altro e con la nostra profonda intimità, quella parte di maschile e femminile che abbiamo perso o che non abbiamo ancora raggiunto, per combattere insieme chi con avidità di potere e ricchezza, definendo finalmente quest’ultima come crimine contro l’umanità, sta uccidendo la vita.
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