EFFETTI COLLATERALI

Effetti collateraliLa medicina, che diventa sempre più stupida in quanto riprende pedissequamente i paradigmi tecno-scientifici, dimenticando l’uomo come oggetto di studio e di cura, parcellizzando sempre di più le sue specializzazioni che ormai non comunicano più tra di loro, attraverso la sua potenza evocativa tra la vita e la morte ci porta ad accettare con minor scrupolo e preoccupazione gli effetti collaterali, dei farmaci e delle cure.

Ma gli effetti collaterali a cui rivolgiamo la nostra indulgenza non sono soltanto quelli dei farmaci. Accettiamo con minor dubbio gli effetti collaterali delle guerre, dell’economia, delle relazioni disfunzionali. La tecnologia è il nostro tutore spirituale, è il nuovo limite, dopo il fallimento delle ideologie e delle religioni, dell’angoscia del vivere. La tecnologia, a partire dalla pietra e dalla ruota, sposta il confine tra il sé e l’esterno da se. L’uomo che prese in mano una pietra e l’utilizzò come utensile creò un’integrazione psichica tra lo strumento e l’idea di se, dilatandone pericolosamente il significato.

La reintegrazione della parte del sé affidata al tecnologico può avvenire, parzialmente, solo con la conoscenza dei meccanismi teorici e pratici della macchina utilizzata, e quindi dei suoi effetti collaterali. Un uomo su una ruota senza conoscerne il funzionamento tende a divinizzare l’oggetto, spostando parte del significato del sé e della sua integrità e felicità sul meccanismo tecnologico, proprio come si fa con un dio, con un guru o con un dittatore. Quando cadrà dalla ruota il bernoccolo sarà valutato come ineluttabile effetto collaterale della sua felicità, e non come il risultato, gestibile, della perdita di equilibrio data dalla fine del movimento di rotazione.

La tecnologia oggi è un fortissimo strumento propagandistico dell’economia capitalista. I suoi miracoli sono più potenti dei prodigi mistici delle mitologie religiose. Accettiamo qualsiasi effetto collaterale delle macchine perché abbiamo affidato a loro il significato delle nostre vite. E per rimanere a contatto con i nostri feticci tecnologici accettiamo senza remore il modello economico che ci garantisce la loro continua e rinnovata fruizione. Come dei tossici rinunciamo a considerare le conseguenze di questa dipendenza, le guerre, lo sfruttamento di risorse e di esseri umani, la distruzione dell’ambiente e del nostro futuro.

Oggi i barbari sono quelli che osano vivere non immersi nella tecnologia. E contro di loro si sta ora per aprire di nuovo la porta dell’ennesimo inferno della punizione bellica. I siriani di Assad hanno osato utilizzare, almeno nelle previsioni giustificatorie dei capi del capitalismo tecnocratico, il cui colore di pelle e d’origine politica si stempera nel supporto incondizionato agli interessi del capitalismo, la tecnologia, le armi chimiche, per uccidere masse di civili, con grave compromissione d’immagine del potere tecnologico.

Qualcuno si chiede perché l’occidente inorridisca più per le morti da arma chimica che per quelle, molto più numerose, da armi tradizionali. L’orrore è quello verso l’effetto collaterale negato, immagine da cancellare di una tecnologia mortifera che risucchia le anime proprio come avviene nella realtà del nostro moderno esistere. La tecnologia deve essere solo buona, e in mano ai buoni i suoi effetti collaterali saranno accettati come conseguenza inevitabile dell’esportazione della tecnocrazia nel mondo.

E’ vero, la lettura politica dell’aggressione alla Siria è sempre la stessa, l’imperialismo capitalista si muove come sempre ha fatto per coltivare i suoi interessi, cercando nuovi territori da sfruttare, creando opportunamente nemici da eliminare. Ma la ragione psichica della prossima guerra è data dalla necessità di continuare ad idolatrare la tecnologia e la sua forza economica, il capitalismo, nostri miseri dei, trascurando l’ultimo effetto collaterale, la distruzione del mondo.


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