DAI MEDIA ITALICI  UN’ INSALATA GRECA, MA SENZA POMODORI

greciaReferendum greco e  braccio di ferro Tsipras – Europa  sul piano di rientro dal debito imposto dalla Ue. Un argomento non semplice sicuramente, tecnicamente spinoso e complesso.  Ma il mainstream italico, come spesso accade, non è stato all’altezza della situazione, raccontando una parte di verità. Almeno un paio di cose,  chiare e senza ambiguità,  dovevano esser dette da subito per sgomberare il campo da interpretazioni casarecce o per evitare di dare libero sfogo agli “imbecilli” (per citare Umberto Eco) che imperversano sui social network.

La vulgata mediatica  ha descritto la questione Grecia – Ue  unicamente come una faccenda tra chi deve dei soldi e chi li deve avere indietro, a volte confondendo, non a caso,  il creditore tra “Europa” e “Germania”. In sostanza il concetto fatto passare dai media italiani e poi riverberatosi all’impazzata sui social era che i Greci sono degli spreconi, che prendono i prestiti e poi “non vogliono” restituirli, non vogliono fare sacrifici. Noi invece, gli italiani, siamo bravi, facciamo i sacrifici e restituiamo il prestito. Tutto chiaro quindi,  non c’è dubbio. Il referendum, ovviamente è un referendum “populista”. Se chiedi a uno vuoi pagare o no, quello è chiaro che ti risponde no.

Anche la diretta effettuata da Sky TG24 la domenica delle elezioni ha risentito di questa impostazione. Non si è andati oltre una generica preoccupazione per la Grecia:  i conduttori e la maggior parte degli ospiti in studio hanno insistito nel considerare la presa di posizione di Tsipras poco realistica e fondamentalmente sbagliata: le proiezioni davano ancora un esito incerto con i no in leggerissimo vantaggio. Solo dopo un paio di ore, quando oramai era chiara la vittoria di Tsipras,  Sky affrontava più approfonditamente le ragioni greche con interviste un po’ meno pro –  Ue. Con i No sempre più in vantaggio, finalmente, non si sa da dove,  a questo punto (si direbbe per sbaglio vista l’impostazione del programma)  è spuntato uno “specchietto” dove erano scritte le proposte Ue e le controproposte della Grecia. Tra queste ultime, che l’Europa non aveva accettato: no all’aumento dell’Iva per i generi alimentari e per il turismo,  tassazione per i redditi oltre i 500mila euro, vendita di parte del patrimonio pubblico ma a prezzo non troppo di favore per gli acquirenti. Finalmente, e ho citato il caso di Sky perché emblematico,  si capiva che la questione era non solo finanziaria ma  politica; non è che la Grecia non voleva adottare un piano di rientro dal debito, ma non lo voleva fare alle condizioni imposte dall’Europa. Alla vista delle condizioni imposte dall’Ue ad un’ospite scappava di bocca: “Ma questo è un vero e proprio commissariamento!”

Che cosa si doveva fare, ad essere onesti e per la chiarezza dell’informazione? Inquadrare la questione   (magari con il supporto delle opinioni di  economisti evoluti vedi i nobel Krugman e Stiglitz) come uno scontro tra due modi di vedere la realtà europea, da due punti di vista politici diversi e soprattutto spiegare che il referendum non era tanto un chiedere “populisticamente” alla gente greca se pagare o no i debiti, ma chiedere condizioni più umane  e soprattutto se mantenere la propria sovranità senza che l’Europa imponesse la propria politica di lacrime e sangue. Perché non si possono tassare i redditi più alti?  E perché non posso mettere un limite al ribasso del valore del mio patrimonio pubblico?  Perché devo raddoppiare l’Iva su ristoranti e alberghi, visto che il turismo è la mia risorsa principale? La realtà è che l’Europa, i paesi creditori, con la Germania in testa, vogliono che il bilancio greco arrivi in fretta all’avanzo primario, per poter  riavere indietro i soldi  il più presto possibile.  Il referendum era anche un dire no a un sistema cieco che antepone l’interesse finanziario del capitale  alla sopravvivenza di classi sempre più deboli e spossate da una crisi della quale non hanno alcuna colpa, anzi che è stata causata dai governi greci precedenti (di destra) , i cui esponenti, guarda caso, hanno fatto campagna per il Si.  Il conduttore di Sky invece ripeteva che “non si capisce bene il quesito, è ambiguo, non è chiaro” dando ad intendere che gli elettori non sapevano per che cosa andavano a votare . Ma,  come dimostravano anche  le interviste serali nelle radio e nelle tv lo sapevano bene, e lo esprimevano molto chiaramente.

Sui social è comparsa, diffusa in modo “virale” un ‘intervista a Massimo D’Alema  a Rai News 24  dove l’ex premier dice senza mezzi termini che i famosi 250 miliardi di euro dati alla Grecia sono in gran parte finiti nelle banche tedesche, francesi e italiane. “I pensionati greci di quei soldi non ne hanno sentito nemmeno l’odore” diceva D’Alema. L’intervista ha spiazzato tutti, soprattutto i fanatici del pensiero unico che non portando argomenti contrari hanno bollato anche D’Alema come “populista”. Insorgevano anche i renziani ortodossi: “Si vendica per essere stato rottamato”.  Quella parte d’intervista, circa un minuto, è passata anche alla radio nazionale. Qui il conduttore ha commentato “Questo sarcasmo D’Alema se lo poteva risparmiare” (!).

In Italia ci si divide in squadre, tra favorevoli e contrari. Senza sapere bene a cosa si è favorevoli e a cosa si è contrari. Così, per spirito di parte.  Se un politico di un certo calibro (tra l’altro sempre dello stesso partito che governa) fa un ‘affermazione,  non è  che si cerca di confutarla,  di spiegare che non è vera portando degli argomenti seri,  ma si attacca frontalmente chi la fa. Populista, rosicone, sarcastico etc. È un vizio sempre più frequente, un’abitudine sempre più praticata. A questo deserto culturale,  questa calma piatta,  contribuisce molto l’informazione che non a caso pende sempre da una parte. All’informazione mainstream, soprattutto in Italia, manca sempre un ingrediente, quello principale. Una volta mentre ero in Grecia, diverso tempo fa,  un’ amica che non sopportava i pomodori ordinò in una trattoria del Peloponneso un’insalata greca, senza pomodori, appunto. “Oki tomato”(niente pomodori) disse al cameriere. Il quale rispose stupito : “Oki tomato?? Ti salada????!! (Niente pomodori? E che insalata è?).


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