Onestà era il mantra del Movimento di Beppe Grillo, quasi un marchio di fabbrica, come se l’onestà in politica fosse un valore e non una condizione necessaria per poter accedere a cariche pubbliche. E nonostante questo mantra stucchevole quanto ipocrita, nonostante tutto questo i cinque stelle sono caduti come socialdemocratici anni settanta, o come i personaggi di Tangentopoli. L’arresto di De Vito per corruzione nell’ambito della realizzazione dello stadio della Roma sembra prefigurare una tangentopoli romana, sempre ammesso che alle accuse corrispondano poi fatti accertati e quindi una condanna. Ma gli onesti dei cinque stelle hanno già la verità in tasca: credono che effettivamente De Vito sia un mariuolo, perché non hanno aspettato nemmeno un giorno. Molto platealmente Di Maio, il capo politico della banda degli onesti, lo ha immediatamente espulso dal Movimento: “ Si difenderà – ha detto – ma a chilometri di distanza dal nostro Movimento”. In questa imbarazzante situazione, che ha visto anche l’assessore Frongia coinvolto nell’affare stadio (anche se in un altro filone di indagine rispetto a quello di De Vito) , la sindaca Raggi ovviamente va avanti, mentre le mele marce continuano a cadere ai suoi piedi.
In questa settimana si è parlato molto della tragedia sfiorata dell’autobus e del pazzo esaltato che voleva bruciare una scolaresca. Al di là della continua catena d’odio, alimentata anche dalle dichiarazioni di politici irresponsabili, si è parlato molto di cittadinanza: “Date la cittadinanza a Ramy”, il ragazzino egiziano che con il suo eroismo ha evitato la strage. Come se la cittadinanza fosse un “premio” e non un diritto. In questa filosofia distorta c’è tutta l’arroganza di chi detiene il potere e crede di avere il diritto di decidere della vita delle persone. Questo concetto ottocentesco della cittadinanza ha ancora presa sull’elettorato becero se fa dichiarare al Salvini “se Ramy vuole lo Ius Soli si faccia eleggere”, come se un uomo di stato non avesse altri argomenti se non quello secondo il quale se uno è eletto fa come gli pare. Lo stesso tredicenne egiziano ha detto: “La cittadinanza a me? Perchè? Datela a tutti, a tutti i miei compagni che sono nati e studiano in Italia”. Che cosa è la cittadinanza se non il riconoscimento di un diritto di chi è nato, vive, studia o lavora in un determinato paese? Eh no, la cittadinanza bisogna meritarsela, soprattutto se si ha la pelle più scura.
In questa settimana è caduto il 25esimo anniversario dell’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Gli uccisori e i mandanti della giornalista e dell’operatore video sono ancora senza volto. Il solito “mistero” italiano che rischia di cadere nell’oblio. Lo speciale di Chi l’ha Visto ha rievocato tutta la vicenda che a distanza di tutto questo tempo fa ancora orrore. Orrore perché uno Stato dovrebbe avere il coraggio e il dovere di seguire l’unica pista possibile, quella che porta al traffico d’armi e di rifiuti pericolosi, ora che anche uno dei testimoni chiave ha detto che si era inventato tutto e che quindi la versione ufficiale, quella di una banda di balordi che avrebbero ammazzato i due giornalisti italiani, era una bufala, o meglio un depistaggio. Il presidente Mattarella e il presidente della Camera Fico promettono di far luce sulla vicenda. Dopo 25 anni? E perché non è stato fatto prima?
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