Non è facile scrivere di questa settimana dove apparentemente per i media, a parte la melensa polemica sulla giornata degli ultrafamiliaristi a Verona, non è successo granché. Della giornata della famiglia si è parlato molto, della contromanifestazione anche. Sembra un balletto tra finti opposti, una guida utile per prendere posizione sui social e dire io sono a favore , io sono contro ritwittando (mi si perdoni l’orrido neologismo) ora questa ora quella opinione. In realtà sono finiti i tempi in cui si contestava il concetto di famiglia in sé. Oggi, si contesta il “tipo” di famiglia. La famiglia tradizionale è quella del congresso. La famiglia alternativa, progressista, è quella della contromanifestazione. Sembra di essere ripiombati nel medioevo. Una volta gay e lesbiche contestavano proprio il concetto di famiglia. Oggi per loro avere gli stessi diritti di tutti significa sposarsi. Negli anni settanta si pensava che la visione alternativa degli omosessuali, che certo non avevano come obiettivo quello di sposarsi tra di loro, potesse contribuire alla costruzione di una società nuova basata sul rispetto, sui diritti per tutti e non solo per chi avesse scelto la famiglia come unica struttura possibile. Era un modo di contestare una società con i suoi modelli obsoleti. Oggi invece il problema è dare dignità e diritti ad ogni tipo di famiglia. L’importante è sposarsi, insomma.
Cesare Battisti confessa tutto. Non è vero che ci sono stati pentiti che hanno fornito versioni contrastanti, che poi hanno ritrattato; tutte balle le denunce di Amnesty International sui testimoni torturati e costretti a dare la versione che si voleva. Normale che Battisti abbia commesso due delitti a distanza di centinaia di chilometri quasi alla stessa ora. Insomma Battisti finalmente confessa e tutto è a posto. Questo pallido interprete della lotta armata, un personaggio di secondo piano, transitato più verosimilmente negli ambienti della malavita milanese che in quelli del comunismo militante, con la sua confessione avalla l’immagine di un governo-sceriffo che finalmente assicura alla giustizia il criminale anzi lo “sporco comunista” che finalmente confessa tutto. Poco importa delle incongruenze, dei dubbi di un processo svolto in contumacia. Battisti non è certo innocente ma questa confessione tardiva “di tutto ciò per cui è accusato” convince poco. Sembra una trovata per ridurre la pena, dicono i familiari delle vittime. Ma allora Battisti è colpevole di tutti i delitti oppure questa sua confessione è una “trovata”? Probabile che il suo avvocato lo abbia consigliato: un carcere duro, un ergastolo non deve essere facile da sostenere. Meglio “confessare” per sperare che l’ergastolo possa diventare una condanna a una trentina di anni poi ridotta e quindi la possibilità di uscire, magari tra una decina d’anni o forse meno. Di sicuro i media, in altre occasioni molto solerti con interviste, ricostruzioni, plastici eccetera, stavolta non si sono mai degnati di ricostruire le circostanze della vicenda Battisti, le contraddizioni, i fatti che non coincidono. Intanto altre decine di latitanti sono da sempre all’estero senza che nessuno se ne occupi. E allora la domanda, come diceva un noto conduttore televisivo, sorge spontanea: perché Battisti?
Il governo si squaglia? Non si sa, ma i 5 stelle stanno cercando di smarcarsi dalla Lega, per cercare recuperare voti “a sinistra” (si fa per dire) in vista delle europee: abbiamo letto dichiarazioni antifasciste della Raggi e anti congresso delle famiglie di Verona da parte di Di Maio. Mentre uno dei leader, Di Battista detto Dibba che forse subodora la sconfitta, se ne va in India e chiude per ora la parentesi politica. Berlusconi si riaffaccia, mentre un senatore del Pd propone di aumentare lo stipendio dei parlamentari, costringendo il neo segretario Zingaretti ad un lavoro di fino per recuperare a questa ennesima defaillance .
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