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La modalità idiota impedisce di connettersi coerentemente con la realtà, e quindi di interpretare correttamente le condizioni socio culturali in cui si vive. Per analogia potremmo far riferimento alla modalità aereo dei nostri dispositivi informatici, che, quando è attiva, non permette la connessione tramite radiofrequenze con gli altri sistemi disponibili in rete. Noi esseri umani attiviamo la modalità idiota quando non riusciamo più a gestire i conflitti, soprattutto di carattere sociale e interpersonale, disabilitando ogni capacità d’interpretazione complessa della realtà, in modo da non dover vivere la sofferenza di non essere in grado di affrontare il contrasto con chi è vissuto come il più forte.
La modalità idiota prevede quindi la semplificazione della lettura dei dati della realtà sociale, in piena coerenza con il modello culturale anglosassone, elaborando l’interpretazione causa-effetto degli eventi con una formula che attribuisca le responsabilità di tutti i malanni della società ai più deboli, e comunque che neghi ogni onere da parte dei potenti verso i quali si vive un sentimento spesso inconsapevole di assoluta sottomissione. Questo accade per esempio quando un sempre maggior numero di persone in modalità idiota cercano di analizzare il fenomeno migratorio, attribuendo ad esso le responsabilità in merito al sentimento di insicurezza e ai problemi economici. Questa lettura dei fatti in modalità idiota impedisce la comprensione delle reali problematiche costituite dal sempre più imponente spostamento delle risorse economiche nelle mani di relativamente pochi malati mentali, affetti dalla sindrome da accaparramento cronico, sempre più ricchi e avidi.
Possiamo considerare la modalità idiota come un vero e proprio sintomo di un grave malanno psicosociale che sta colpendo sempre più ampi gruppi sociali sofferenti di capitalismo, di estremizzazione della competizione e della rapina, da parte dei folli incettatori compulsivi, delle risorse comuni. Popoli resi inermi dallo sfruttamento e della perdita sempre più ampia delle coperture dello stato sociale impoverito dal trasferimento di risorse verso i più ricchi. Manipolati dalla falsa informazione, che diventa strategia politica praticata dalle logge economiche, dalla pubblicità e dai falsi miti di socialità virtuale, si inebetiscono, diventando addirittura complici dei loro reali sfruttatori, facendosi portavoce dei loro interessi, come la riduzione delle tasse, liberandoli dalle loro responsabilità e spostando queste su chi è ancora più debole.
La responsabilità maggiore dell’istupidimento sempre più ampio delle masse, prodromo del ritorno del pericolo fascista, è da attribuirsi a quelle entità politico-culturali che agiscono nella gestione del sistema etico sociale. La chiesa, con la controriforma wojtyliana manovrata dagli USA e dagli interessi del capitalismo imperialista occidentale, e i partiti di massa della sinistra, che hanno tradito i loro adepti aderendo alla morale capitalista, hanno modificato l’equilibrio del sistema sociale, spostandolo sempre più a destra in sintonia con gli interessi dei ricchi. Questo cambiamento del patto sociale etico ha generato un forte conflitto tra l’individuo, reso vulnerabile dalle azioni di sfruttamento messe in atto dal potere economico, e il contesto sociale, non più in grado di assolvere il ruolo di tutore degli interessi comuni.
Quando i valori sociali di raccordo di una comunità diventano distruttivi e portatori di sofferenza individuali e comunitari, come nel caso della cultura dello sfruttamento indiscriminato delle risorse che sta portando grave sofferenza all’ecosistema del nostro pianeta, del valore positivo dell’arricchimento individuale a discapito degli altri, dell’attribuzione di un sé positivo in base alla capacità di accumulare ricchezze, allora sé individuale e sé sociale entrano in conflitto. Dato che il sé individuale dipende dal valore che il sé sociale gli conferisce, per evitare perdita di significato del primo entra in gioco la modalità idiota, che, con l’offuscamento dei dati di realtà, cerca di evitare un contrasto potenzialmente molto distruttivo. Per un processo psicologico di salvaguardia del senso del sé individuale, tendiamo ad immaginare che questo sia autosufficiente, indipendente e capace di autonoma valutazione della lettura della realtà. Invece siamo del tutto, o comunque in maniera molto maggiore di quella che riteniamo possibile, condizionati dai valori espressi dalla comunità in cui ci troviamo.
Il sé frustrato dal mancato soddisfacimento dei bisogni reali, indotto a cercare appagamento nel consumo di beni materiali, manipolato dalla pubblicità che, agendo nel vissuto individuale come elemento della funzione di comunicazione sociale evolutasi nella nostra specie quale strumento di difesa, viene assimilata positivamente e falsamente vissuta come non manipolatoria o comunque controllabile, diventa sempre più fragile e vulnerabile, e per questo caricandosi di rabbia e violenza, esplode in comportamenti e azioni relazionali intolleranti verso i deboli e i diversi.
In modalità idiota si vota il partito fascio-razzista che dovrebbe essere stato, per coerenza costituzionale, da tempo cacciato via dalla vita politica della nostra democrazia, ancora, almeno sulla carta, antifascista. Si adottano comportamenti conformistici che rendono il vissuto sempre più patetico e massificato, basti pensare alle orde di mentecatti che vagano nei centri commerciali, reali e virtuali, alla ricerca della felicità del consumo, cercando sicurezza, identità e assoluto, nell’inchiostrazione indelebile dei loro corpi.
Si diventa così marionette dei pupari dell’alta finanza, che altro non vogliono che sia messo in discussione il sistema di sfruttamento delle risorse che consente loro di diventare sempre più ricchi e potenti. Il modello attualmente egemone e vincente di patto sociale vuole che si confermi il significato psicosociale del valore del sé sulla base della capacità di accumulo di beni, come intende la morale capitalista d’origine calvinista anglosassone. Questa, se non contrastata a dovere dalla rinascita di un’etica del valore della condivisione e dell’uguaglianza fondata sulla parità di risorse, porterà nuove gravi sofferenze per la nostra specie.
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