SALVATORE ED ELENA, UN CASO DI “STALKING”

Molti di voi hanno visto il film “Nuovo Cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore, nel quale uno dei momenti più intensi è quello dell’ “eroico” corteggiamento di Salvatore verso la sua amata Elena: il ragazzo, per dimostrare la forza del suo amore, passa tutto il suo tempo libero sotto la finestra della giovane, per giorni, settimane, mesi, sotto il sole, la pioggia e il freddo. Elena dapprima presumibilmente infastidita, elabora la relazione e alla fine s’innamora del giovane invadente.

Oggi questo atteggiamento sarebbe passibile di azione penale per atto di persecuzione, anglosassonizzato in “stalking”.
Personalmente mi insospettisco sempre quando un temine che può avere un suo opportuno riferimento linguistico originale viene utilizzato nella sua forma inglese. Non abbiamo più riservatezza, ma privacy, non più fine settimana, ma weekend, all’università, che paradossalmente dovrebbe essere il cuore formativo di una specifica cultura, facciamo un master e non un corso di perfezionamento, e così via, il che non comporta solo una semplice modifica del lessico e della fonetica, ma soprattutto un adeguamento al significato semantico della cultura d’origine del termine. Faccio questo riferimento non per passione folcloristica di salvaguardia di una lingua, ma per porre l’attenzione sul sistema di omologazione culturale in atto, di cui l’anglosassonizzazione delle lingue e un sintomo importante.

Perchè privacy è diverso da riservatezza, o weekend da fine settimana, e quindi atto persecutorio da stalking, nell’attenzione verso i significati culturali propri della lingua d’origine e di quelle d’adozione.
I rapporti tra le persone hanno dei significanti nelle diverse culture, come la distanza prossemica, il valore della relazione, nelle sue valutazioni rassicuranti o minacciose.
Ritornando alla storia di Salvatore ed Elena, l’atto pressante del corteggiamento assume un valore diverso nelle varie letture culturali che adottiamo.

Probabilmente un’Elena attuale, ormai pregna del significato relazionale mediato dalla cultura anglosassone, vivrebbe con grande angoscia l’azione del suo corteggiatore, e vedremmo così il povero Salvatore accompagnato dai carabinieri fuori dal raggio d’azione della sua bella. Il film non certo ne guadagnerebbe…

La forza della vita e della sua possibilità di esistenza è nella diversità, biologica, sociale e culturale. Il tentativo di eliminare le diversità è realizzato in base ad una follia di accumulo di beni, strutturatasi nel capitalismo, dove questo psicologicamente salvaguarda dalla perdita di significato personale. Siamo tutti attori nella nostra modernità di una rappresentazione di un modello vincente, d’origine calvinista, per cui il valore personale è dato dalla quantità materiale di beni a disposizione, e quindi dalla posizione sociale che questo assume, e dove l’altro è per lo più minaccioso, e vissuto come strumento per i propri bisogni.

Stalking ha il valore di significare l’altro solo come possibile minaccia, non come comunque relazione, come invece avviene nel significato di persecuzione. Se mi fai stalking io ti elimino in base alle mie sensazioni interne di minaccia, se mi perseguiti forse mi chiedo perché e chi sei. Ho così realizzato un processo relazionale semplificato, dove la partecipazione all’evento relazionale è vissuto in base alla valutazione minacciosa dell’evento esterno, e al suo annientamento come significato conflittuale e quindi possibilmente evolutivo.

Esterno minaccioso, evitamento della conflittualità relazionale, soddisfazione primaria dei bisogni interni, spostamento dei bisogni affettivi su comportamenti consumistici, sia materiali che relazionali, questo è il modello culturale che si vuole imporre, finalizzato sempre a soddisfare interessi economici e di potere predominanti.

L’aspetto psicologico interessante è quello della rappresentazione dell’altro e quella del sè, che anche nella relazione conflittuale può trovare una risposta evolutiva utile alla comprensione di difficoltà irrisolte. Se per esempio una persona che vive in modo conflittuale il rapporto con l’altro sesso, magari per una cattiva relazione con la figura genitoriale di riferimento, partecipa gli atteggiamenti seduttivi non violenti in modo persecutorio, se li affronta con sentimenti esclusivi di minaccia, grazie anche all’interpretazione culturale dello “stalking”, perde il significato del proprio conflitto in favore del pericolo proiettato sull’altro.

Questo esempio vuole essere una base di riflessione sulle conseguenze della tendenza attuale alla semplificazione della valutazione delle condotte relazionali, sempre più mediata da una presunta esigenza di sicurezza personale, che risiede più nella mitologia persecutoria di culture a noi nel passato lontane, che assumono nel tempo sempre più valore significante nei nostri mondi psichici e sociali.
Per quanto riguarda Salvatore ed Elena, meno male che al loro tempo non c’era lo “stalking”…


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