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Intervistiamo oggi, Gianpaolo Marcucci, sociologo, insegnante e laureato in scienze psicologiche, che ha ideato un progetto umanitario che parte dal Friuli e arriva fino in Africa.
Gianpaolo, come è nata l’idea del progetto?
Nel 2017 mi sono trasferito in Friuli dove ho avviato un progetto no profit incentrato sulla diffusione della pratica della mindfulness e dell’intelligenza emotiva, da un punto di vista scientifico e esperienziale. L’intento era quello di mettere a disposizione la mia esperienza nel campo per le persone della comunità del Friuli che mi ospitava. Le cose sono andate bene e negli incontri settimanali ho conosciuto moltissime persone splendide. Dopo circa 3 anni ho deciso di proporre alle persone che venivano ai corsi di fare insieme un progetto che non fosse più solo incentrato sullo stare bene “personalmente” ma che coinvolgesse anche gli altri, soprattutto i più sfortunati. Proprio all’avviarsi del progetto è arrivata la pandemia da Covid-19 che ha visto tutto il mondo fermarsi.
Abbiamo così interrotto temporaneamente il progetto da un punto di vista pubblico ma abbiamo deciso di continuare a riflettere su cosa fare non appena la pandemia si fosse conclusa, lavorando fianco a fianco (prevalentemente on line come tutti ma cercando comunque quanto possibile di restare uniti). Durante il periodo della Pandemia sono venute fuori idee bellissime e così abbiamo ideato lo Human Advisor Project, un progetto volto a aiutare gli altri. Human Advisor significa “consulente umano” ovvero una persona che si mette a disposizione dell’altro, per ciò di cui l’altro ha bisogno. I primi lavori sono stati infatti aiutare gli anziani e i bambini a livello locale, secondo noi i più colpiti dalla pandemia, ma poi abbiamo voluto allargare la nostra visione e abbiamo così avviato progetti di più ampio respiro.
Ecco volevo proprio parlare dell’idea più global all’interno del progetto, ho visto che avete progetti in Africa e che aiuterete i rifugiati Ucraini e i pazienti di cancro, vuoi parlarmi di questi progetti e dell’idea di “rivoluzione gentile” di cui parli nella presentazione sul vostro sito?
Si, abbiamo un progetto in Africa che è la creazione di una scuola per 10 bambini, metà maschi e metà femmine e poi un progetto di apertura di un Health Center, che sarebbe l’equivalente li dei nostri ospedali. Abbiamo poi deciso di prestare la nostra sede di Udine per i rifugiati Ucraini e abbiamo in programma un evento di prevenzione e salute in collaborazione con la LILT (Lega Italiana Lotta ai Tumori). Questi sono progetti atti alla sensibilizzazione del tema della solidarietà, centrale per il nostro progetto che si basa sulla diffusione del messaggio che chiunque, con buona volontà e apertura di cuore, può, senza grandi risorse, o media e politica alle spalle, dare il proprio contributo per migliorare il mondo, realmente, come noi stiamo facendo con questi progetti, che non sono attualmente sponsorizzati o finanziati da nessuno a parte noi.
Questa è la rivoluzione gentile: mostrare a tutti che si può fare qualcosa di meraviglioso anche senza aspettare l’aiuto delle istituzioni o delle grandi aziende. Semplicemente facendolo. Tu mi parli di “global” ed è assolutamente corretto. Io aggiungo anche un’altra parola che sta alla base del progetto: “Glocal”. Lo Human Advisor Project vuole infatti promuovere l’idea che la migliore delle evoluzioni possibili, seguendo l’approccio di uno dei miei tanti maestri che è Zygmunt Bauman, è quella di una globalizzazione che non dimentichi l’importanza della località, una “glocalizzazione”. Prendendo spunto da tale concetto di “glocal”, il progetto vuole promuovere la formazione di comunità locali, interconnesse a livello globale attraverso la rete, che vivono in armonia tra loro. Il senso di comunità si è perso nell’attuale società altamente mediatizzata e globalizzata, e secondo me va recuperato e, parzialmente e senza ingenuità o fanatismi, slegato dalla sfera religiosa e ideologica.
Intendi dire che l’uomo dovrebbe essere senza religione e senza politica?
Assolutamente no, ritengo impossibile tale visione o addirittura pericolosamente omologante. Intendo però che religione e politica non debbano più avere il potere di causare così forti divisioni all’interno della società e credo che, guardando ad oggi cosa sta succedendo nel mondo, in cui la polarizzazione in ogni sfera è sempre più evidente, in molti convengano con me che una pausa da questa estremistica dualità che incontriamo ogni giorno non faccia poi così male. Libertà religiosa nella sfera privata, e politica intesa come policy (politiche) making più che come politics (poter) making. Questa è la mia idea alla base.
Grazie Gianpaolo per l’intervista e ti auguriamo che il tuo progetto porti i suoi frutti.
Grazie a voi per il vostro bellissimo e utile lavoro di approfondimento periodico in tema di psicologica e società.
Maggiori informazioni: Human Advisor Project
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